Il Pm non potrà disporre in autonomia il sequestro di uno smartphone, di un pc o di un tablet. La spiegazione del ministro Nordio.
La nuova riforma sull’acquisizione delle chat è ormai certa: cambia tutto anche sul sequestro di smartphone, pc o tablet. Il Pm non potrà disporlo in autonomia ma solo richiederlo. La decisione spetterà poi al Gip. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha fatto chiarezza sul cambiamento.
Nordio, il cambiamento sul sequestro del telefono
“Oggi nel cellulare non ci sono solo le conversazioni, c’è una vita intera”. Da queste parole il ministro della Giustizia Nordio ha annunciato i cambiamenti per quanto concerne la nuova riforma sull’acquisizione delle chat che comprende anche tutte le operazioni di sequestro di telefono, pc o tablet.
“E non può essere re messa nelle mani di un pubblico ministero che con una firma se ne impossessa e magari dopo non vigila abbastanza sulla sua divulgazione”, ha aggiunto il ministro in Senato.
Nordio ha spiegato da cosa parta questa decisione di cambiare: “In un telefonino o in uno smartphone sono contenute cartelle cliniche, dichiarazioni dei redditi, conversazioni intime, immagini. La tecnologia oggi consente questa concentrazione di notizie che poi vengono assorbite nel cellulare e che possono essere sequestrate con la sola firma di un pubblico ministero. Cosa inaudita che confligge contro qualsiasi regola umana e divina, contro l’articolo 15 della Costituzione che tutela la riservatezza delle conversazioni”.
Il cambiamento
Per questa ragione, come anticipato, un pm non potrà più richiedere in autonomia il sequestro di uno smartphone, di un pc o di un tablet. Tale decisione spetterà al giudice per le indagini preliminari. La modifica è arrivata con il provvedimento che punta a far rientrare sequestri di questo tipo nel regime delle intercettazioni.
Con questo cambiamento, la maggioranza intende riformare la disciplina in materia di sequestro di dispositivi informatici. Non tutto il materiale contenuto in questi dispositivi potrà essere duplicato. Il Pm, anche nel caso di ok al sequestro, dovrà valutare cosa possa essere veramente rilevante o meno al fine delle indagini. Di fatto, non tutti i contenuti all’interno di uno smartphone o di un altro dispositivo potranno essere usati come prove.